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Tutorial

Molte piante da appartamento sono difficili da propagare per talea; la riproduzione per margotta risolve il problema.

Se hai l’abitudine di osservare il comportamento delle piante, probabilmente lo avrai notato anche tu: in giardino, arbusti come l’azalea e il caprifoglio (Lonicera) a fioritura invernale hanno la capacità di emettere spontaneamente radici nel punto in cui i rami toccano il terreno. Dopo che si è formato un buon apparato radicale, il giardiniere separa il collegamento con la pianta madre, in modo che la nuova piantina possa crescere separatamente.
Questo metodo di riproduzione è chiamato moltiplicazione per propaggine.
In casa raramente si ricorre a questo sistema; ne viene però utilizzata una variante, conosciuta e praticata da secoli: la moltiplicazione per margotta.

Anziché piegare fino a terra o fino a livello del terriccio il fusto della pianta, lo si incide obliquamente e si cosparge a ferita con ormoni rizogeni.
Dall’incisione spunteranno le radici: quando si sarà sviluppato un apparato radicale robusto, la nuova pianta potrà essere staccata dalla pianta madre ed invasata.

 

Il periodo migliore

Il periodo più adatto per eseguire la margotta è quello fra la fine della primavera e l’inizio dell’estate: questo assicura che la pianta sia in piena attività e abbia davanti a sé una lunga stagione di crescita, durante la quale sviluppare un buon apparato radicale.

 

Piante adatte

Per propagare è bene non impiegare mai esemplari poco sani o infestati dai parassiti: una pianta in condizioni non ottimali radicherà più lentamente di quanto non accada quando è sana.

Gran parte delle piante domestiche difficili da riprodurre per talea, radicano invece bene con il metodo della propagazione per margotta.
La pianta classica da riprodurre con questo sistema è il noto fico del caucciù (Ficus elastica), oltre a tutte le specie di alberi ed arbusti del genere Ficus.
I croton (Codiaeum), la schefflera, la dizygotheca, la gardenia, il gelsomino del Madagascar (Stephanotis), la monstera e le cordyline: sono tutte piante che reagiscono bene al metodo della moltiplicazione per margotta.

 

Preparazione della margotta

Incidi obliquamente il fusto verso l’alto, a 15-35 cm dall’apice, per circa metà dello spessore.
Reggi il coltello in modo che la lama sollevi un pezzetto di fusto a guisa di linguetta, ma senza asportarlo.
Rimuovi le foglie per una distanza di almeno 8 cm, sia sopra che sotto, e nell’incisione con un pennello applica un po’ di polvere ormonale.

A questo punto devi costruire una sorta di vaso sospeso: un ottimo modo per ottenerlo è quello di tagliare il fondo di un sacchetto di polietilene per ottenere in manicotto da infilare sul fusto.
L’involucro va poi fissato e chiuso con uno spago, a circa 8 cm sotto l’incisione.
Ora puoi riempire il manicotto fino a circa 7 cm sopra l’incisione, con una composta umida formata da 2 parti di sfagno e 1 parte di torba.
Chiudi accuratamente il manicotto anche sopra, in modo che l’umidità non si disperda.
Se necessario, puoi stabilizzare la margotta con una canna di sostegno infilata nel vaso e fissata in due punti, sopra e sotto l’incisione.

Dopo circa 10 settimane (a seconda del genere di pianta) nel sacchetto dovrebbero essersi formate le radici: l’impianto non va comunque rimosso fino a che non vi sia una buona massa radicale, bianca e dall’aspetto sano.
A questo punto puoi tagliare il fusto immediatamente sotto l’involucro di polietilene e, ovviamente eliminando quest’ultimo, invasare la nuova pianta in terriccio adatto ed annaffiarla abbondantemente.

 

La polvere ormonale

Gli ormoni rizogeni sono prodotti del tutto innocui. La maggior parte degli stimolatori ormonali per radici reperibili sul mercato, in forma liquida o in polvere, contiene spesso anche fungicidi, che riducono il pericolo di marciume durante la radicazione.
Anche se consigliati, non sono in effetti necessari: la capacità di radicazione è un talento innato della pianta, che quindi svilupperà comunque le radici, impiegando forse più tempo. E’ possibile fare a meno degli ormoni, assicurandosi però di incidere la pianta con una lama perfettamente sterile ed evitando di chiudere del tutto la parte superiore dell’impianto, in quanto potrebbe esserci la necessità di bagnare nuovamente il terriccio.

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Commenti

  1. arturo assereto (Modifica)

    Buona spiegazione

  2. Valentina Forgione (Modifica)

    Grazie Arturo 🙂

  3. Malara PAsquale (Modifica)

    Complimenti spiegazioni abbastanza chiare e comprensibilissimi.

  4. Sebastiano Guarisco (Modifica)

    💚💚

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